Équipe Zooterapeutica: un Sistema che cura

Acquisire una mente sistemica, la capacità cioè di pensare
sentire e agire in modo sistemico, significa poter cogliere il particolare
come espressione del tutto e saperlo ricollegare ad
esso. Questi principi basilari di una concezione sistemica della
realtà, sono di difficile comprensione per un modo di pensare
improntato al determinismo lineare e costituiscono, di per sé,
una vera e propria rivoluzione teorico-epistemologica, con
tutti i conseguenti, profondi e radicali risvolti pratici, relazionali
e di responsabilità individuale. Dobbiamo, infatti, tener
conto che non solo i nostri comportamenti, ma anche i nostri
pensieri, i nostri desideri e i nostri modi di sentire influenzano,
attraverso complessi processi di trasmissione e risonanze, noi
stessi, gli altri e il mondo in cui viviamo. Questo è lo sguardo
necessario per un lavoro di Pet Therapy, in italiano Zooterapia,
poiché è un lavoro che prevede la presenza di relazioni ed
in particolare di relazioni interspecifiche. La forza di questo
sistema si basa sull’incontro delle diversità che danno vita a
relazioni uniche, reti alchemiche nelle cui trame esistono le
tracce complete ed intere delle nostre immagini antiche. Gli
animali fanno parte della nostra storia allo stesso modo delle
relazioni intra specifiche. E se è vero che noi conteniamo tracce
di un lungo e profondo passato, se è vero che nulla si perde
nella nostra memoria individuale e collettiva, il lavoro con gli
animali attiva tutto questo rendendo possibile un agire un sentire
e un pensare che possono tradursi in un agire un sentire
ed un pensare terapeutico, creativo, ad un nuovo livello.
Lo sguardo alla inter specificità consapevole attivata dalla
relazione con il cane, per esempio, risveglia queste possibilità
e ci riporta alla memoria le radici di una intera umanità. Ma queste immagini divengono potenti in noi solo quando la nostra
coscienza offre loro la possibilità di esistere per farle nostre
alleate influenzandoci. In un sistema interspecifico
l’animale è considerato parte dei componenti, vivendo egli
stesso l’influenza e determinandola a sua volta. Per fare in
modo, quindi, che tutto questo si verifichi in maniera consapevole
ed utile ai fini terapeutici, è importante che l’animale
sia riconosciuto nella sua alterità, nella sua specificità, nella
sua unicità, riconoscendolo non solo come strumento ma
come individuo competente. Per cui in una relazione interspecifica
consapevole, per essere tale, non dovrebbe esserci il
prevalere dello sguardo dell’uomo che condurrebbe inevitabilmente
all’umanizzazione dell’animale o ad una sua strumentalizzazione.
Un riconoscimento come alleato, invece, con una
sua competenza, nel reciproco rispetto delle diversità, elemento
necessario per un incontro tra “diversi”, è accoglienza potente
e creativa di ciò che è altro da noi. La ricchezza di un sistema
terapeutico interspecifico sta in ciò che l’animale restituisce al
suo tutore in termini sia emotivi che comportamentali e come,
poi, queste informazioni possono trasformarsi in agiti terapeutici
grazie al lavoro dello psicoterapeuta esperto della relazione
interspecifica (E.R.I.) della équipe.

Struttura dell’équipe

La Pet -Therapy o in italiano Zoo terapia, quindi, non è la
presenza di un cane vicino ad un paziente, ma è un qualcosa
di molto più complesso e delicato, in cui ogni momento del processo viene eseguito con consapevolezza delle dinamiche
in corso da parte di tutti gli attori al fine di raggiungere gli
obbiettivi terapeutici prefissati.
Proprio partendo da questo presupposto, abbiamo definito
la struttura dell’équipe nella Terapia Assistita con gli animali,
ovvero da chi deve essere costituita e come dovrebbe formarsi.
Secondo la nostra idea di multidisciplinarietà di un intervento
di Pet Therapy, l’équipe dovrebbe essere costituita
da un Medico Veterinario, l’animale co-terapeuta, lo Psicoterapeuta
(Fig. 6). La scelta rigorosa di queste figure professionali
preposte alla somministrazione di terapie, è legata alla
loro formazione universitaria che gli ha fornito non solo il
background culturale ma soprattutto la forma mentis indispensabile
per impostare un lavoro terapeutico. Data questa
base necessaria di partenza, sarà importante eseguire un programma
specifico nei confronti di questa materia che preveda
un ulteriore momento di approfondimento formativo e integrazione
reciproca.
Il Responsabile del progetto è un Medico specialista del settore
quando riabilitativo, è uno Psicologo/Psicoterapeuta
quando è di carattere psicologico. Questi professionisti definiscono
l’obiettivo terapeutico e ne valutano gli esiti.
Lo Psicoterapeuta esperto della relazione interspecifica
(E.R.I.) sceglie la coppia Veterinario Zooterapeuta/cane,
struttura la modalità di lavoro e il setting di concerto con il
veterinario zooterapeuta.Spesso tiene i rapporti con la committenza.

Il Veterinario Zooterapeuta è responsabile sanitario del cane
e garante della relazione interspecifica, garante anche della
sicurezza dell’attività dell’animale nei confronti dell’uomo.
Struttura di concerto con lo psicoterapeuta (E.R.I.) il setting.
Elabora un “gioco strutturato” con l’animale, finalizzato al
raggiungimento dell’obiettivo terapeutico secondo le modalità
indicate dallo psicoterapeuta (E.R.I.) dell’équipe (Fig. 7). Stabilisce
l’idoneità di praticare l’intervento in riferimento alla
patologia del paziente nel rispetto del benessere dell’animale
e della sicurezza del paziente stesso.

Perché Il Medico Veterinario Zooterapeuta come guida dell’animale nelle terapie

Il Medico Veterinario, avendo conseguito una laurea in Medicina
è un operatore sanitario, che rientra tra gli operatori
della Sanità Pubblica.
La formazione universitaria di base del Medico veterinario,
inoltre, è tale che in qualsiasi settore disciplinare si orienti il
suo lavoro, tenderà sempre a catturare l’attenzione nei confronti
degli animali in relazione all’uomo. Inoltre provenendo
da un corso di laurea professionalizzante ha acquisito la forma
mentis, per cui ha chiari i concetti di malattia, diagnosi, prognosi
e terapia che gli consentono di procedere allo screening
e alla diagnosi differenziale in tempo reale. La capacità di effettuare uno screening sanitario, quindi, presupposto per procedere
ad operare una diagnosi differenziale, appartiene esclusivamente
alle figure professionali che si sono formate in tal
senso. A dimostrazione di quanto l’arte medica sia così complessa,
tanto da richiedere esperienza, sta il fatto che tutte le
categorie preposte alle attività cliniche hanno nel loro percorso
formativo un periodo di tirocinio obbligatorio. Inoltre, proprio
perché tutte le Terapie Assistite dagli gli animali sono processi,
quindi attività dinamiche, è importante che l’animale sia
affidato ad una figura professionale in grado di leggere la semeiotica
ed effettuare una diagnosi differenziale in tempo
reale. Inoltre essendo un professionista soggetto ad un codice
deontologico, ha il dovere di assumersi la responsabilità degli
eventuali rischi dovuti all’attività sia per la tutela della salute
dell’animale che del paziente stesso. La sua presenza come
conduttore, quindi, rappresenta una sicurezza legale per la
Struttura che accoglie questo genere di interventi. Il concetto
di zoonosi (OMS, 1997), ha acquisito un significato molto più
ampio rispetto a quello esclusivo della trasmissione di agenti
patogeni, contemplando anche tutti i danni che un animale
può provocare all’uomo quali per esempio il morso (Mantovani,
2000). La complessità della reazione dell’animale va tenuta
in particolare considerazione se si pensa che gli interventi
assistiti sono destinati a persone con disagio psico-fisico. In
Italia, le recenti modifiche al codice penale apportate dalla
Legge 20.07.2004 n. 189 in particolare l’art. 544 che vieta il
maltrattamento degli animali, fanno assumere un ruolo rilevante
al medico veterinario nelle ricadute giuridiche di qualsiasi
forma di attività con gli animali. Anche “i padroni”, sono stati responsabilizzati da una sentenza della Corte di Cassazione
(9037/2010) nei confronti dei danni recati a terzi anche
se il cane è legato; non si fa menzione, invece, delle responsabilità
per cani coinvolti in attività di cura dove si lavora a
stretto contatto con persone affette da disagi psicofisici per i
quali un eventuale danno può avere conseguenze più gravi.
Sebbene la tutela dei “conduttori” non veterinari di animali
coinvolti in attività terapeutiche è contemplata da compagnie
assicurative, ci chiediamo, però, chi possa tutelare tale figura
che mette in atto attività finalizzate alla Salute umana senza
averne competenza istituzionale e sanitaria atta a farsi carico
dei danni al fruitore e delle responsabilità verso la salute dell’animale
coinvolto. D’altra parte le attività terapeutiche, rientrando
tra le prestazioni sanitarie, sono un settore specifico a
cui potrebbero fare riferimento solo figure inquadrate professionalmente
ai fini della responsabilità civile e penale in corso
d’opera. Inoltre, riconoscere l’obbligatorietà della presenza del
Medico Veterinario come coadiutore dell’animale in quanto
tutore della sua salute e quindi unico responsabile giuridico,
significa riconoscerne veramente l’alterità. Come avvenne nel
1963, anno nel quale nacque la Società Italiana di Chirurgia
Pediatrica che sancì, anche in quel modo, l’alterità del bambino
rispetto all’adulto, oggi stabilire, che la conduzione dell’animale
in una attività terapeutiche, debba essere affidata
esclusivamente ad un Medico Veterinario esperto, significa
sancire che il cane è un essere che è altro dall’uomo. Come tale
se coinvolto in attività terapeutiche in quanto attività stancante
per se stesso, come tale deve essere tutelato ed accompagnato
da una figura professionale garante per lui e per tutte le attività svolte a favore dell’uomo. Non basta infatti effettuare
screening sanitari periodici dell’animale che lavora che
comprendano anche il suo stato di benessere, perché riconoscendo
nella “somministrazione” di una relazione interspecifica
la forza della Pet Therapy, non si può prescindere dal
considerarla come un processo e guardarla nella sua dinamica.
Solo così possiamo immaginare l’animale in relazione e in
scambio bidirezionale. Date queste premesse, riteniamo che
questa figura professionale sia l’unica idonea al lavoro terapeutico
con un animale sempre che abbia acquisito una formazione
specifica ed interdisciplinare che contempli
approfondimenti sia nei confronti dell’animale, che delle problematiche
umane che si andranno a trattare. Inoltre è importante
che il Medico veterinario abbia anche una spiccata
formazione di base di Sanità Pubblica, che sia, quindi, allenato
ad individuare i punti critici dei setting da essere in grado di
apportare eventuali correzioni anche in corso d’opera per
avere il controllo del rischio zoonosico non solo infettivo ma
anche comportamentale. Questo è il motivo per il quale la
guida di un animale, che rappresenta il motore attorno al
quale viene articolato un programma di terapia, venga guidato
da un veterinario che è un operatore della Sanità, soprattutto
perché è proprio per le disabilità importanti, quelle definite ad
alta complessità, quali per esempio quelle dello spettro autistico,
o la malattia di Alzheimer etc, che viene richiesto l’intervento
di Pet Therapy.

Lo Psicoterapeuta nell’équipe (E.R.I.)

La relazione interspecifica uomo-animale all’interno di un
setting di Pet Therapy rappresenta uno specchio interessante
per osservare le dinamiche di relazione emotive e relazionali
dei pazienti coinvolti negli interventi ed offre uno strumento
terapeutico prezioso.
All’interno dell’équipe multidisciplinare lo Psicoterapeuta,
formato a riconoscere le dinamiche della relazione interspecifica
(E.R.I.), è quel professionista indispensabile perché “regista”
di ogni intervento. Poiché è l’esperto delle dinamiche di
relazione umana, sarà in grado di cogliere gli aspetti salienti
dello scambio comunicativo per monitorare l’andamento di
ogni seduta, inoltre strutturerà le modalità di ciascun intervento
per “vestirlo” sul paziente o sul gruppo, e il setting di
concerto con il veterinario. Inoltre sarà di supporto anche alle
dinamiche relazionali ed emotive del Medico Veterinario Zooterapeuta
stesso. L’animale, d’altra parte, rappresenta un archetipo,
un simbolo potente che viene utilizzato come
strumento di apertura emotiva, questo è il motivo per il quale
si ottiene un notevole movimento emozionale che richiede
forte responsabilità. Così come è necessario il Veterinario a
guida dell’animale perché unica figura professionale atta a
farsi carico della responsabilità dell’azione dell’animale sull’uomo,
così un riconoscimento consapevole del processo emotivo
messo in atto, richiede la presa in carico di tutta l’équipe
da parte dello Psicoterapeuta. Questo è il motivo per il quale
non si può immaginare di lavorare senza una sua strutturazione e la sua adeguata guida poiché è l’unico professionista
in grado di riconoscere e restituire in termini terapeutici tutte
le dinamiche attivate dalla relazione interspecifica.

Équipe Zooterapeutica: un Sistema che cura